Nuovi investimenti sulle rinnovabili, ma con il nuovo premier Anthony Albanese l'Australia rischia di non rispettare gli Accordi di Parigi
Gli incendi e le alluvioni che hanno colpito l'Australia negli ultimi anni hanno pesato sul dibattito pubblico, spingendo gli australiani ad eleggere come nuovo premier il leader laburista Anthony Albanese a Scott Morrison, fan del carbone e negazionista climatico.
L'Australia è stata restia ad adottare misure per restare all'interno dei parametri degli Accordi di Parigi, e aspramente criticata per gli investimenti sul carbone, anziché avviare delle politiche di phase-out. Prima delle elezioni ci sono state manifestazioni dell3 attivist3 di Extinction Rebellion a Sydney, dove hanno portato per le strade un carro con un koala scheletrico, e in altre città chiedendo al popolo australiano di "votare come se ci fosse un'emergenza" (Vote like it's an emergency): votare prima chi non prende i soldi dalle industrie delle fonti fossili, e per ultimo i "criminali climatici".
In campagna elettorale Anthony Albanese ha promesso di trasformare l'Australia in una "superpotenza delle rinnovabili", di tagliare le emissioni di gas serra del 43% sui livelli del 2005 entro il 2030, incentivare l'acquisto di auto elettriche e stimolare lo sviluppo di comunità energetiche e nuovi progetti per accumulatori.
Non è abbastanza. Secondo le stime di ClimateActionTracker, anche se c'è stato un miglioramento rispetto alle politiche precedenti, se l'Australia vuole rimanere nei parametri degli Accordi di Parigi deve ridurre le emissioni del 57% entro il 2030 e ridurre gli investimenti sulle fonti fossili del 66%.
Un altro problema rimane il carbone. Alla COP26 l'ex premier Scott Morrison si era rifiutato di aderire al piano di uscita dal carbone, considerato motore dell'industria australiana. Il nuovo premier Anthony Albanese non è da meno. Ha detto che rafforzerà gli standard ambientali per i permessi, ma non ci sarà nessun phase-out e che il carbone continuerà a far parte del mix energetico dell'Australia. Una gran bella gatta da pelare considerando che le emissioni pro capite dall'Australia sono tra le più alte al mondo proprio a causa del carbone, 4 volte la media globale e 2 volte quella cinese.
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