Una guida pratica per indicare ai governi le azioni per contrastare la crisi climatica
La terza parte del sesto rapporto dell'IPCC (Intergovernmental Panel On Climate Change , in italiano gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico) pubblicato ieri sulla "Mitigazione dei cambiamenti climatici" sembra voler indicare la strada da prendere per limitare il riscaldamento globale sotto l'1,5°C, ma allo stesso tempo ammonire i governi perché agiscano in fretta; ora o mai più.
Oggi le energie rinnovabili e i sistemi di stoccaggio di energia sono più economici dell' 85% rispetto al 2010, ma i flussi finanziari verso queste soluzioni sono da sei a tre volte inferiori a quello che ci si aspetterebbe e continuando in questa direzione non si riuscirà a limitare il riscaldamento globale sotto i 2°C. "È una litania di promesse sul clima non mantenute. Alcuni governi e imprese stanno dicendo una cosa per poi farne un altra. Mentono. È arrivato il momento di smettere di bruciare il nostro pianeta" esorta su Twitter António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite. "È arrivato il momento di investire nell'abbondanza delle fonti rinnovabili intorno a noi. Il nuovo volume dell'IPCC ci espone soluzione valide finanziariamente in ogni settore per poter continuare a limitare il riscaldamento globale a 1,5°C".
I toni dell'ultimo volume sono più incoraggianti degli altri due: le soluzioni infatti ci sono per tutti i settori, devono solo essere applicate e ognuno può fare il proprio anche a livello individuale semplicemente cambiando le proprie abitudini. "Siamo a un bivio. Le decisioni che prendiamo ora possono assicurare un futuro vivibile. Abbiamo gli strumenti, le conoscenze e le competenze necessari per limitare il riscaldamento", ha detto il presidente dell'IPCC Hoesung Lee. "Sono incoraggiato dall'azione climatica intrapresa in molti paesi. Ci sono politiche, regolamenti e strumenti di mercato che si stanno dimostrando efficaci. Questi, se estesi e applicati in modo più ampio ed equo, possono favorire una profonda riduzione delle emissioni e stimolare l'innovazione".
Il settore industriale rappresenta un quarto delle emissioni totali e sarà necessario investire per rendere i processi produttivi a zero emissioni sostenendo l'elettrificazione da fonti rinnovabili, eliminare lo spreco di materiale e riciclare di più, e se fosse necessario utilizzare anche sistemi di stoccaggio di carbonio. Si potranno ridurre le emissioni di gas climalteranti anche in città migliorando la mobilità sostenibile e preferendo mezzi di trasporto alternativi alle macchine o comunque trasporti elettrici per spostamenti urbani ed extraurbani, incentivando l'efficientamento energetico delle abitazioni e migliorando il riciclo. Sarà necessario tutelare la biodiversità, preservare il suolo, far crescere foreste e scegliere una dieta a base di proteine vegetali. Anche se piantare alberi non sarà abbastanza per poter compensare le emissioni di gas serra, tutelare il verde permetterà di immagazzinare naturalmente la CO2 e garantire sussistenza alimentare e idrica.
Sembra difficile, ma c'è ancora speranza. Secondo gli scenari dell'IPCC per rimanere sotto gli 1,5°C i gas serra dovranno raggiungere il loro picco massimo entro il 2025 e poi ridurre le emissioni del 43% ai livelli del 2019 entro il 2030. La transizione ecologica porterà dei vantaggi a livello occupazionale e di salute, di equità sociale e sostenibilità alimentare in tutto il mondo e per raggiungerla sarà importante scegliere stili di vita più sostenibili a livello individuale. Non solo, ma ci sarà bisogno di azioni più audaci dei governi per limitare gli effetti della crisi climatica, investire sulla ricerca di nuove tecnologie e soprattutto collaborare internazionalmente per raggiungere obiettivi ambiziosi, anche se, come ha detto António Guterres la scorsa settimana la Guerra in Ucraina sta spingendo nella direzione opposta, limitando la collaborazione internazionale e puntando nuovamente sulle fonti fossili.
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