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Immagine del redattoreMattia Viglione

RePower EU

La Commissione Europea ha presentato il piano RePower EU per uscire dalla dipendenza di combustibile russo entro il 2027 e continuare con la transizione verde


RePowerEu


Ieri la Commissione Europea ha presentato il piano RePower EU. L'obiettivo è quello di far fronte alla crisi energetica che si è creata a seguito della Guerra in Ucraina, rispondendo quindi a due esigenze: tagliare la dipendenza da gas e petrolio russi, di due terzi entro quest'anno e totalmente entro il 2027, e accelerare la "transizione verde".


Per questa operazione verranno mobilitati 300miliardi di euro: 225miliardi di euro sono già disponibili come finanziamenti del Recovery Plan, e alti 75milardi in prestito. Tra quest'ultimi 20miliardi ricavati dalla vendita degli ETS (quote del sistema di scambio delle emissioni), 27miliardi dai Fondi di Coesione e 7miliardi dalla PAC (Politica Agricola Comune). Non sono pero tutti soldi spesi, perché secondo le stime della Commissione Europea slegarci dalle fonti fossili russe ci permetterà di risparmiare 100milardi di euro l'anno.


"Dipendiamo troppo dai combustibili fossili russi. Dobbiamo assicurare delle fonti di energie che siano affidabili, sicure e convenienti per i consumatori europei. Grazie all'EU GreenDeal sappiamo come fare. ma sappiamo che dobbiamo andare più veloce. Questo è il RePower EU" ha twittato Ursula Von Der Leyer, presidente della commissione europea.



Efficientamento energetico


Il target di efficientamento energetico prefissato passa dal 9% al 13%. La Commissione ha preparato una lista di comportamenti, che i Stati Membri dovranno incoraggiare, per famiglie e imprese in modo da ridurre la dipendenza dalle fonti russe del 5%. Un esempio è

l'Operazione Termostato avviata dal governo italiano.


La Commissione Europea incoraggi i Stati Membri ad adottare misure che possono incoraggiare ulteriormente il risparmio energetico, come il taglio delle tasse sui sistemi di riscaldamento più efficienti o sull'isolamento degli edifici.


Accelerare sulle rinnovabili


Anche il target del FitFor55 di istallazione delle rinnovabili passa dal 40% al 45% entro il 2030. In questo l'energia solare potrà giocare un ruolo da protagonista. La strategia europea punta a raddoppiare la capacità del fotovoltaico e installare 600Gw entro il 2030; inoltre si punta a rendere obbligatoria l'istallazione di pannelli solari sui tetti dei nuovi edifici commerciale e residenziali.


Si punta anche alla produzione di 10milioni di tonnellate di idrogeno verde domestico e altre 10 di importazione entro il 2030. L'idrogeno sarà utile a decarbonizzare tutte quelle industrie che hanno bisogno di gas, petrolio o carbone. La Commissione Europea stanzierà ulteriori 200milioni di fondi per nuove ricerche e innovazioni, e fornirà delle linee guida sulla produzione dell'idrogeno.


Per ridurre i tempi di costruzione delle rinnovabili, la Commissione Europea stabilirà delle aree dove potranno nascere grandi impianti in tempi brevi, semplificando gli iter per l'approvazione, che spesso impiegano anche 9 anni. Ogni Paese dovrà indicare le aree dedicate.


Diversificare le fonti


L'unico modo per diversificare velocemente le fonti fossili russe è farlo tutti insieme. Il nuovo meccanismo EU Energy Platform metterà in comune domanda, stoccaggio e trasporto per facilitare l'acquisto di Gas, GNL e idrogeno da partner internazionali. Il meccanismo prevede anche negoziazioni comunitarie per evitare concorrenza interna tra i Paesi Membri e rafforzare i rapporti con i partner esterni.


L'Unione Europea dipende molto dalle fonti russe e non sarà facile diversificare, proprio per questo, a differenza di USA e UK, nei vari pacchetti di sanzioni non rientrano quelle a petrolio e gas. Secondo i dati di Eurostat nel 2020 l’Unione Europea ha importato il 38% del gas dalla Federazione Russa, ma ci sono paesi che sono al di sopra di questa media, come l’Italia, che importa il 43% o la Germania il 65%. Non solo gas, l’Unione Europea importa il 25% del petrolio, anche se c'è molta differenza tra i vari Paesi. La Slovacchia ne importa il 78% o la Finlandia il 67%, mentre l’Italia ne importa il 12%.

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