Incendi, siccità e caldo hanno rotto un altro mito. La crisi climatica è venuta a bussare a casa nostra ed è impossibile ignorarla
Percepiamo la crisi climatica come qualcosa di lontano e questo rende difficile affrontarla o semplicemente convincere le persone che sia reale. Vengono colpiti in primis i Paesi in via di sviluppo e quindi non è un problema che ci riguarda direttamente. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Quest'anno qualcosa è cambiato, la crisi climatica è venuta a bussare a casa nostra ed è sempre più difficile ignorarla.
In questi stessi giorni dell'anno scorso una violenta alluvione in Nord Europa causò oltre 140 morti. L'impatto sull'opinione avvantaggiò la vittoria della coalizione rosso-verde di Scholz, su Armin Laschet, critico nel prendere misure per contrastare la crisi climatica.
La nostra percezione sulla crisi climatica è data anche da quali notizie si sceglie di trattare. E le notizie che si scelgono di trattare dipendono dalla loro vendibilità. Per questo fatti che succedono dall'altra parte del mondo trovano meno spazio rispetto a vicende accadute vicino a noi. Inoltre ci sono alcuni Paesi, anche se più lontani di altri, con cui empatizziamo meglio.
Quest'anno i giochi sono cambiati e il mito della lontananza si è rotto. I fenomeni estremi sono qui, in Italia e in Europa. La siccità e la paura della fame non riguarda più soltanto l'Africa, ma i fiumi si sono prosciugati qui da noi e si teme per i raccolti. Il caldo torrido non affligge solo la regione del Medio Oriente o l'India, ma è da fine maggio che ci lamentiamo per le temperature insopportabili e i record vengono rotti uno dopo l'altro. I ghiacciai non crollano solo in Groenlandia, ma si staccano anche sulle Alpi causando 11 morti.
Intanto l'Europa è diventato un inferno di fiamme. Il Regno Unito è stato colto impreparato dall'ondata di calore che per la prima volta nella storia ha superato i 40° e si contano 13 morti. Per i pompieri londinesi, impegnati a spegnere le decine di roghi divampati in tutta la città, questi sono i giorni più impegnativi dalla Seconda Guerra Mondiale. La Penisola Iberica è da quest'anno alle prese con la più grave siccità degli ultimi 1200 anno: in Portogallo le temperature estreme hanno causato 1063 morti nella seconda settimana di luglio e gli incendi hanno distrutto 58mila ettari di territorio; in Spagna i morti sono stati 500, oltre mille sfollati e 60mila ettari perduti.
Secondo le stime dell'European Forest Fire Information System le zone colpite dagli incendi in Europa sono più alti di quelli passati e ci si aspetta un peggioramento della situazione con l'arrivo dell'ondata di calore anche in Italia, Grecia e Turchia. Intanto però gli incendi hanno distrutto le abitazioni a Nord di Atene, 100 persone sono state evacuate e la stampa locale racconta di un signore di 84 anni che si è tolto la vita con un colpo di pistola per la disperazione. Nella regione della Gironda, in Francia, il più grave incendio degli ultimi 30 anni ha distrutto 20mila ettari di foresta. Anche in Italia la situazione è preoccupante, aumentano gli incendi dalla Versilia al Carso.
Conosciamo gli effetti del riscaldamento globale dagli anni '80 e sappiamo che la colpa è delle emissioni dell'uomo. Parlarne apertamente significherebbe ammettere le proprie colpe, e la poca volontà nel contrastare gli effetti per questo i politici preferiscono ignorare il problema e aspettare che la tragedia venga dimenticata, come è successo con la Marmolada. Qualcosa è cambiato, adesso le conseguenze della crisi climatica le abbiamo in casa, sono sempre più frequenti e sarà sempre più difficile ignorarle.
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